DDL Lavoro: le novità sul reddito di cittadinanza e il cuneo fiscale


Il Consiglio dei Ministri approva misure a sostegno del lavoro e dell’inclusione sociale.
Scopri tutto ciò che c’è da sapere sul DDL Lavoro e sulle novità introdotte dal governo italiano riguardo al reddito di cittadinanza e al cuneo fiscale. Leggi l’articolo per conoscere i dettagli del decreto e quali sono gli effetti sulle persone occupabili e sulla tassazione.

Il Consiglio dei Ministri approva misure a sostegno del lavoro e dell’inclusione sociale

Il 1° maggio 2023, il Consiglio dei Ministri si è riunito per discutere importanti provvedimenti riguardanti il mondo del lavoro e l’inclusione sociale. Il Presidente Giorgia Meloni e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Marina Calderone hanno proposto un decreto-legge che mira a promuovere l’accesso al mondo del lavoro e a contrastare la povertà e l’esclusione sociale.

Il decreto prevede misure volte a ridurre il cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro lordi annui, a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e a rafforzare le regole di sicurezza sul lavoro e di tutela contro gli infortuni. Inoltre, la disciplina del contratto di lavoro a termine è stata modificata.

Misure a sostegno dei lavoratori prevedono l’innalzamento dell’esonero parziale sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico dei lavoratori dipendenti. L’esenzione passa dal 2 al 6 per cento per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023, salvo la tredicesima mensilità. Nel caso in cui la retribuzione imponibile non ecceda l’importo mensile di 1.923 euro, l’esenzione viene innalzata al 7 per cento. Inoltre, la soglia dei fringe benefit è stata incrementata a 3.000 euro per il 2023 solo per i lavoratori dipendenti con figli a carico.

Il decreto prevede anche misure di inclusione sociale, come l’estensione ai genitori vedovi della maggiorazione dell’assegno unico prevista per i nuclei familiari in cui entrambi i genitori sono occupati. Inoltre, a partire dal 1° gennaio 2024, sarà introdotta una misura nazionale di contrasto alla povertà, che prevede un’ integrazione al reddito in favore dei nuclei familiari che comprendano una persona con disabilità, un minorenne o un ultra-sessantenne e che siano in possesso di determinati requisiti, relativi alla cittadinanza o all’autorizzazione al soggiorno del richiedente, alla durata della residenza in Italia e alle condizioni economiche. Il beneficio mensile, di importo non inferiore a 480 euro all’anno esenti dall’IRPEF, sarà erogato dall’INPS attraverso uno strumento di pagamento elettronico, per un periodo massimo di 18 mesi continuativi, con la possibilità di un rinnovo per ulteriori 12 mesi. Il nucleo beneficiario sarà tenuto a sottoscrivere un patto di attivazione digitale e a presentarsi, con cadenza trimestrale, presso i patronati o i servizi sociali e i centri per l’impiego, al fine di aggiornare la propria posizione.

Inoltre, il decreto prevede che i soggetti occupabili, ovvero coloro che possono essere assunti tramite il sistema di voucher, siano individuati sulla base di alcune specifiche categorie previste dalla legge. Tra questi soggetti rientrano i disoccupati, i percettori di reddito di cittadinanza, i giovani under 30 alla ricerca del primo impiego, i beneficiari di ammortizzatori sociali e di interventi di politica attiva del lavoro.

Tuttavia, l’utilizzo dei voucher non è privo di criticità. Infatti, secondo alcuni esperti, l’introduzione di questo strumento potrebbe portare ad una maggiore precarietà del lavoro e ad una riduzione della protezione sociale per i lavoratori.

In particolare, il sistema dei voucher potrebbe favorire la proliferazione di attività a basso costo, che impiegano personale con contratti precari e paghe basse, a discapito dei lavoratori che perderebbero la tutela offerta dai contratti a tempo determinato o indeterminato. Inoltre, il sistema dei voucher non prevede il pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali, che sono invece a carico del lavoratore, il quale rischia di non avere una copertura adeguata in caso di malattia, infortunio sul lavoro o pensione.

Per tali ragioni, il sistema dei voucher è stato oggetto di accesi dibattiti politici e sociali, e la sua applicazione è stata oggetto di molte critiche. Alcuni paesi europei, come la Francia e la Germania, hanno addirittura deciso di abbandonare questo strumento, mentre altri, come la Spagna, hanno introdotto restrizioni sull’utilizzo dei voucher per prevenire possibili abusi.

In conclusione, il sistema dei voucher rappresenta un’alternativa interessante per favorire l’occupazione e ridurre il tasso di disoccupazione, ma presenta anche alcune criticità che non possono essere trascurate. È quindi importante valutare attentamente le conseguenze di una sua eventuale estensione a tutti i settori lavorativi, al fine di garantire la protezione dei diritti dei lavoratori e il mantenimento di standard qualitativi adeguati.

Fonte:

Governo.it 

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