Ormai siamo al punto di non ritorno. Ricordi Dragon Ball? Ecco, qui siamo arrivati al terzo livello di “pagliacciate”. I capelli non cambiano colore, ma i discorsi sono sempre più altisonanti, e la situazione si fa sempre più surreale. Ti è capitato di seguire le ultime dichiarazioni al Parlamento Europeo? Ti dico io: applausi a chi alimenta la guerra, attacchi a chi osa parlare di negoziati. È un teatro grottesco e indovina chi paga il biglietto? Noi, cittadini europei, e gli ucraini, ovviamente. Ma non quelli ai vertici, che continuano a suonare lo stesso spartito da mesi. Zelensky in primis, che sembra non accorgersi che il pubblico è ormai ridotto ai soli capi di Bruxelles e a quei pochi leader europei ancora convinti che l’unica soluzione sia continuare a spedire armi e uomini al fronte, senza nemmeno nominare il famigerato “negoziato”.
E mentre noi assistiamo a questo show, l’Ucraina è al collasso. Non ha soldi, non ha armi, non ha uomini. E no, non sta conquistando nulla, anzi, sta perdendo territori giorno dopo giorno. Persino negli Stati Uniti iniziano a scrollare le spalle: Biden ha preferito restare a casa, annullando il vertice di Ramstein, ufficialmente per l’uragano Milton. Il nostro Zelensky, però, non si dà per vinto e, saltata la festa, ha deciso di fare un bel tour europeo. Sì, hai capito bene: casa per casa, bussando alle porte di Francia, Germania, Regno Unito, Italia e persino dei Balcani. È come quel tipo che si presenta alla festa anche se la festa è stata cancellata, per il puro gusto di esserci. Ma cosa chiede? Sempre la stessa cosa: soldi e armi.
Intanto, l’Ucraina continua a perdere, inesorabilmente. Anche gli americani, quelli del think tank ISW (Institute for the Study of War), ammettono che la situazione è un disastro. Ma mentre là si inizia a capire che continuare su questa strada non porterà da nessuna parte, qui in Europa si ripetono le stesse vecchie frasi: più armi, più resistenza, avanti fino alla vittoria finale. Ma quale vittoria? Zelensky è stato praticamente abbandonato da tutti, tranne che dalla Commissione Europea. Sì, esatto, quelli che oltre a rischiare il futuro dei nostri figli, possono fare ben poco, perché di soldi veri ne sono rimasti pochi. Gli ultimi 50 miliardi promessi saranno garantiti dai fondi congelati dei russi. Capito? Stiamo raschiando il fondo del barile.
Eppure, Zelensky insiste col suo “piano per la vittoria”. Un piano che nessuno ha ancora capito fino in fondo, e forse nessuno vuole più sentire. Gli Stati Uniti, per ora, hanno detto “vedremo”, ma di fatto stanno voltando le spalle. E l’Europa? A parole c’è, ma nei fatti? Orban, il premier ungherese, ha osato dire ad alta voce quello che molti pensano: stiamo perdendo. E per questo si è beccato un coro di insulti. Perché, si sa, se non la pensi come loro, sei automaticamente un nemico della pace.
Ma la pace, quella vera, dove sta? Perché l’unico piano di pace che sembra esistere è quello che prevede ancora più armi e ancora più soldi. Zelensky continua a ripetere che la guerra finirà solo quando i russi si ritireranno entro i confini del ‘91 (sì, hai letto bene, anche la Crimea). E poi, ciliegina sulla torta, l’Ucraina dovrà entrare nella NATO, l’elemento scatenante del conflitto. Una strategia a dir poco miope, che rischia di gettarci tutti in un conflitto ancora più grande.
Intanto, mentre Zelensky bussa alle porte europee, le forze russe continuano ad avanzare. Poco alla volta, un pezzo alla volta. Anche i più accesi sostenitori ucraini iniziano a rendersi conto che la situazione è disperata. Ma a Bruxelles sembra che nessuno voglia davvero guardare in faccia la realtà. La Zacharova, portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha lanciato l’ennesimo avvertimento: il pericolo di una guerra nucleare è reale, grazie alle politiche distruttive dell’Occidente. Ma noi (chi dovrebbe rappresentarci), come sempre, facciamo spallucce.
Insomma, Zelensky è ormai in modalità “porta a porta”. Dopo la cancellazione di Ramstein, ha deciso di continuare la sua raccolta fondi personale. Tra una visita a Scholz e una tappa in Croazia, il tour continua. Ma la domanda rimane: per quanto tempo ancora riuscirà a tirare avanti? E soprattutto, quanto durerà la pazienza di chi, tra i pochi rimasti, ancora finge di credergli?
Per ora, la sceneggiata va avanti. Più armi, più soldi, sempre la stessa storia. Ma alla fine, chi pagherà davvero il conto?
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