
Ieri c’è stata una telefonata di due ore tra Trump e Putin. Oggi è martedì 20 maggio, e mentre scrivo questo articolo cerco di riassumerti i punti principali di questo colloquio. Perché, fidati, meritano attenzione.
Due cose saltano subito agli occhi: primo, dal punto di vista commerciale, Stati Uniti e Russia sono praticamente allineati. Trump, si sa, parla una lingua sola: commercio, commercio e ancora commercio. E qui pare che l’intesa ci sia.
Secondo, sul fronte ucraino le cose sono più sfumate. Putin dice sì al cessate il fuoco, ma con delle condizioni. Non accetta la famosa tregua “incondizionata” dei volenterosi, quella dei 30 giorni per capirci, perché – detto senza troppi giri di parole – servirebbe solo a riarmare Kiev. E la Russia questo film lo ha già visto, e non gli è piaciuto.
Trump ha scritto sui suoi social: “La Russia vuole fare affari su larga scala con gli Stati Uniti una volta finito questo catastrofico bagno di sangue, ed io sono d’accordo”. Questo è il Trump che conosciamo: se ci sono soldi da fare, le guerre possono anche finire domani.
Reuters ha riportato che, secondo Trump, Russia e Ucraina inizieranno “immediatamente” i negoziati per il cessate il fuoco. Ma attenzione: non si parla della tregua proposta da Macron & co. (i cosiddetti “volenterosi”). Lì, Putin ha detto no, perché mancano le garanzie. E diciamocelo, uno stop unilaterale mentre l’altra parte si riarma non sembra proprio la base ideale per una pace duratura.
Putin, dopo la telefonata, ha parlato di un possibile memorandum per avviare un trattato di pace. Ma anche lui ha messo le mani avanti: servirà tempo. Nel frattempo, al fronte, si continua a combattere, specialmente a Pokrovsk e Sumy. Ti racconterò meglio nel video di domani, ma sappi che ci sono evacuazioni in massa.
Trump ha anche lasciato intendere che, se i negoziati non porteranno risultati, lui si tirerà indietro: “Se non accade, farò un passo indietro”. Ma in che senso? Solo dal tavolo dei negoziati o anche dal sostegno militare a Kiev? La seconda ipotesi sarebbe un disastro per l’Ucraina.
Le richieste russe, in fondo, sono quelle di sempre: neutralità dell’Ucraina (niente NATO) e riconoscimento dei territori occupati. Solo che adesso la Russia ne controlla molti di più rispetto al 2022, e non ha nessuna intenzione di restituirli.
E allora la domanda diventa: ha senso continuare a combattere quando persino Zelensky ammette che non si riconquisterà neanche un metro quadrato? Perché ostinarsi? Cosa c’è da salvare, se non la faccia di chi ha spinto fino a qui?
I volenterosi, intanto, insistono: vogliono la tregua senza condizioni, e più armi per Kiev. Ma a chi serve tutto questo? Alla pace? O a prolungare l’agonia?
E mentre Trump si accorda con Putin, l’Europa arranca, divisa, spaesata. E anche minacciata: se l’accordo salta, Trump potrebbe tirarsi fuori da tutto, lasciando noi con il cerino in mano.
C’è una guerra, ma c’è anche un’evidente guerra interna tra chi vuole trattare e chi vuole continuare. In mezzo, milioni di persone e un’Europa che rischia grosso.
Ma questo gruppo dei “volenterosi” rappresenta davvero l’Europa? O è solo un club esclusivo che si è autoproclamato portavoce?
Concludo con una nota su Londra: il Regno Unito, dopo la Brexit, adesso cerca di rientrare dalla finestra con nuovi accordi commerciali. Difesa, energia, scambi: si sono accorti che senza l’Europa è un disastro. Ma siamo sicuri che sia una buona idea farli rientrare solo quando conviene?
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