
Sì, hai letto bene: spari su diplomatici. E due membri dell’ambasciata israeliana uccisi a Washington. Il tutto nella confusione di molti media e istituzioni europee, che continuano a balbettare, tergiversare, o semplicemente far finta di non vedere.
Ma partiamo dall’inizio.
Spari di “avvertimento” su diplomatici europei
Ieri (mercoledì 21 maggio 2025), in Cisgiordania, una delegazione di circa 30 diplomatici internazionali è stata bloccata con armi puntate e colpi sparati in aria mentre si trovava in visita a Jenin. Tra loro anche il viceconsole italiano. Il tutto documentato da video inequivocabili, in cui si vedono chiaramente soldati israeliani che puntano i fucili contro i diplomatici e si odono spari.
Ma tranquillo, ci spiegano che erano solo “colpi di avvertimento”. Perché ormai è normale che una delegazione internazionale venga accolta a raffiche di fucile. D’altronde, cosa vuoi che sia un diplomatico italiano o europeo se non un intralcio?
Reazioni? Balbettii e dichiarazioni vuote
Sia il governo italiano che la Commissione Europea, per bocca di Kaja Kallas, si sono detti “sconcertati” e hanno chiesto chiarimenti a Israele. Sai, quella prassi diplomatica per dire “non fare più lo scemo, dai”. Ma intanto non succede nulla. Nessuna sanzione, nessuna sospensione, nessuna vera presa di posizione.
Due morti a Washington: l’attacco all’ambasciata israeliana
Sempre ieri, due membri dello staff dell’ambasciata israeliana vengono uccisi a Washington, fuori dal Jewish Museum. Un trentenne statunitense, Elias Rodriguez, è stato arrestato. Avrebbe urlato “Palestina libera” durante l’attacco.
I media si affrettano a parlare di “terrorismo antisemita”. Fanpage, Corriere, Repubblica: tutti allineati. Nessun dubbio, nessun interrogativo. Eppure il contesto è più complicato di così.
Non perché uccidere sia giustificabile — mai. Ma perché questi episodi nascono in un clima di odio, impunità e violenza costruito da anni. Da decenni, a dirla tutta.
Il clima di impunità genera mostri
Le sparatorie, gli attentati, gli episodi di violenza non nascono nel vuoto. Sono il frutto marcio di un sistema che giustifica tutto, che minimizza quando conviene, e che si indigna solo quando serve alla propria narrativa.
Israele spara sui diplomatici? È stato un malinteso.
Due membri dell’ambasciata uccisi? È terrorismo.
Civili massacrati a Gaza? Si vedrà. Forse è genocidio, forse no.
Nel frattempo, lo stesso governo israeliano rafforza la sua presenza militare, parla di invasione totale della Striscia e finge di aprire corridoi umanitari solo per guadagnare tempo e portare avanti il proprio piano.
Europa: sveglia, ma sempre troppo tardi
Qualcosa si muove a Bruxelles, ma in modo goffo e tardivo. Dopo oltre 50.000 morti civili, 120.000 feriti, e un’area trasformata in cimitero a cielo aperto, qualcuno finalmente inizia a parlare di “genocidio”, di possibili “sanzioni” o addirittura di sospendere gli accordi commerciali.
Ma dove eravate prima?
E soprattutto, perché solo ora? Forse perché con gli attacchi a Israele si vuole colpire Trump? Oppure perché è cambiata la percezione pubblica, e l’opinione pubblica europea inizia a farsi sentire? Chissà.
L’incoerenza occidentale è ormai palese
In Ucraina, una guerra tra due eserciti ha generato 17 pacchetti di sanzioni contro la Russia. A Gaza, dove un esercito bombarda civili, nessuna sanzione. Anzi, si continua a commerciare, anche con forniture militari.
È tutto talmente grottesco da sembrare inventato. Ma purtroppo è vero.
E mentre il mondo guarda altrove…
Israele prepara attacchi alle centrali nucleari iraniane, porta avanti l’operazione Carri di Gedeone, e promette tregue che non intende rispettare. Nel frattempo, l’Occidente balbetta, e i media raccontano mezze verità, dando titoli costruiti su misura per non disturbare troppo.
Il risultato? Un’umanità anestetizzata. E un’Europa sempre più complice.
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